I pazienti con sindrome del QT lungo, genotipi LQT2 ed LQT3, trattati con beta-bloccanti presentano un’alta incidenza di eventi cardiaci
Uno studio compiuto presso il Centro di Cardiologia Molecolare della Fondazione Maugeri di Pavia ha valutato l’outcome ( prognosi ) di un’ampia popolazione ( n = 335 ) di pazienti con sindrome del QT lungo ( LQTS ), trattati con beta-bloccanti in media per 5 anni.
Con il termine di eventi cardiaci gli Autori hanno compreso: sincope, tachicardia ventricolare , torsione di punta, arresto cardiaco e morte cardiaca improvvisa.
Tra i pazienti trattati con beta-bloccanti gli eventi cardiaci si sono presentati nel 10% ( 19/187 ) dei pazienti LQT1, nel 23% ( 27/120 ) dei pazienti LQT2, e nel 32% ( 9/28 ) dei pazienti LQT3.
Il rischio di eventi cardiaci è risultato più alto tra i pazienti con LQT2 ( RR: 2,81 ) e con LQT3 ( RR: 4 ) che tra i pazienti con LQT1, indicando in alcuni soggetti una non adeguata protezione da parte dei beta-bloccanti.
Altri importanti predittori di rischio sono risultati essere: un intervallo QT corretto superiore a 500 ms nei pazienti trattati ( RR: 2,01 ), il presentarsi di un primo evento cardiaco prima dell’età di 7 anni ( RR: 4,34 ).
Questo studio ha indicato che i pazienti con sindrome del QT lungo di natura genetica, trattati con beta-bloccanti, presentano un’alta incidenza di eventi cardiaci, particolarmente i pazienti con genotipi LQT2 ed LQT3. ( Xagena2004 )
Priori SG et al, JAMA 2004; 292: 1341-1344
Cardio2004 Farma2004